QUALE TIPO DI DI BOX FUNZIONA MEGLIO CON IL BASSO?


Radial-DI-Box-basso

L’articolo seguente, scritto dal Presidente e CEO di Radial, Peter Janis, è apparso per la prima volta sull’edizione Gennaio 2011 della rivista Live Sound International.

Che tipo di DI Box funziona meglio con il basso? La risposta è semplice: dipende. Di fatto, dipende principalmente dal tipo di basso con cui verrà utilizzata. Parlando di flusso del segnale, ci sono due tipi di basso: passivo ed attivo. I primi bassi elettrici, come i Fender Precision originali, erano passivi, e lo sono tutt’ora. Per generare il segnale essi impiegano pickup magnetici - quando la corda oscilla dentro e fuori dal campo magnetico, si genera una corrente alternata a basso livello.

Dallo strumento, il segnale viaggia attraverso il cavo fino all’amplificatore, che ne aumenta il livello del voltaggio in modo sufficiente ad alimentare un altro dispositivo elettromagnetico: l’altoparlante. In sostanza, il segnale viene amplificato attraverso una serie di buffer che lavorano assieme incrementando il voltaggio e/o la corrente in base alle necessità.

Tutto questo ha funzionato perfettamente per anni, fino a quando band come i Beatles hanno portato grande scompiglio. I fan ai loro concerti erano talmente scatenati che l’amplificatore per il basso non era più in grado di produrre sonorità abbastanza forti da sovrastare le urla. Le soluzione: inviare il segnale del basso al sistema PA.


La DI Box passiva Radial JDI™.

Eureka! Nacque la fantastica scatola. Le prime Direct Box erano sostanzialmente scatole nere fatte a mano con dei trasformatori all'interno. Questo dispositivo passivo divideva il segnale del basso, inviandone parte all’amplificatore da basso sul palco, parte al Sistema PA che poteva trovarsi a 15 o 30 metri di distanza. Mano a mano che i sistemi PA diventarono sempre più grandi, si ampliarono sempre più anche i luoghi delle esibizioni (e viceversa). Alla fine, le cose si intensificarono al punto da trasferirsi in arene e stadi.

E i bassisti si lamentavano perché, quando il loro basso era collegato a tutti i cavi lunghi in questi sistemi più grandi, il suono cambiava. Non era così forte e non si avvertiva più la “botta”. La cosa non avrebbe dovuto sorprendere: prendendo il segnale da un pickup magnetico e facendolo viaggiare su centinaia di metri di cavo in aggiunta all'amplificatore per basso sul palco, il livello diventava più debole. E non suonava allo stesso modo. Questo effetto è noto oggi come "caricamento".

La soluzione: bufferizzare il segnale del basso. In altre parole, incorporare un piccolo amplificatore all’interno della Direct Box in modo che il 99% del segnale fosse diretto all’amplificatore per il basso e l’1% al PA. Ed ecco nata la DI Box attiva! Anche il vecchio basso Fendere Precision era felice…..si poteva sentire di nuovo la “botta”.

Per qualche annetto tutto funzionò alla grande, ma un giorno un tizio decise di mettere una batteria da 9 volt all’interno del basso per bufferizzarne il segnale. Improvvisamente, invece di avere il basso che produceva 1 volt, ci si trovò con il preamplificatore interno al basso che buttava fuori da 5 a 7 volt.

Poi il CEO della Acme Bass Company ebbe una rivelazione: "Possiamo fare ancora meglio, mettiamo una seconda batteria!". Un moderno basso a 6 corde è in grado di fornire 18 volt di caos, per la gioia dei bassisti. Potrebbero sovraccaricare il front end fino a far esplodere quel fastidioso chitarrista solista e il suo umile Marshall!

Tutto bene, ma c’è un problema: l'uscita a 18 volt ora sovraccarica la Direct Box, producendo un suono distorto, impastato e senza energia nel sistema PA. In parole povere, un suono brutto. La soluzione? Rispolverare la vecchia Direct Box passiva, collegarla e….bingo! suono ottimo – e la “botta” è tornata.

Soluzione Phantom


Direct Box attiva con alimentazione Phantom.

Ecco il compromesso. Le prime direct box attive erano alimentate a batteria e, in effetti, alcune lo sono ancora. Ma il problema con le batterie è che si scaricano all’improvviso ... di solito nel bel mezzo del secondo set.

Alcuni anni fa, i produttori di DI hanno iniziato a utilizzare l'alimentazione Phantom come mezzo per fornire la tensione e la corrente necessarie alla DI box attiva (amplificatore bufferizzato).

Ma l’alimentazione Phantom, inventata dal Dr. Neumann come mezzo per fornire una tensione polarizzante ai suoi microfoni a condensatore, non è mai stato concepita come fonte di energia per un amplificatore. E, senza corrente, non si ottiene headroom.

Provate a pensare ad un basso che suona attraverso un amplificatore per chitarra in miniatura – alzando il volume distorcerà come un matto. Le DI box si comportano esattamente allo stesso modo: senza headroom, i segnali dei bassi ad uscita elevata causano la distorsione del buffer all’interno della DI.

Ricordiamo sempre, però, che all’epoca i bassi erano quasi tutti passivi, quindi hanno funzionato bene con la normale alimentazione phantom in quanto i buffer dovevano elaborare solo da 1 a 3 volt. Le regole sono cambiate con l'avvento dei bassi attivi con i loro livelli di uscita elevati.

Due gruppi

In definitiva, la regola generale è che con un basso ad uscita elevata, quindi con buffer già integrato, una Direct Box passiva farà probabilmente un ottimo lavoro - il basso produrrà l'impulso. D'altra parte, per uno strumento passivo a bassa uscita, una DI attiva lascerà il suono del basso inalterato generando l’impulso per il sistema PA.

Tenete sempre presente che la qualità del suono delle DI Box dipende dal design del circuito e dalle componenti utilizzate. I progetti migliori si concentrano sull'eliminazione di tutti i tipi di distorsione "cattiva" come: distorsione armonica, di fase e di inter-modulazione. Questi progetti sono quindi suddivisi in due gruppi.

Alcune Direct Box sono progettate per trasferire il segnale senza artefatti o distorsioni, mantenendo il suono originale del basso il più puro e naturale possibile, mentre altre, come le DI Box a valvole, tipo la Radial Firefly™, tendono ad essere progettate per “colorare” il suono con della distorsione “buona”, per creare nuove timbriche e sfumature eccitanti. Utili entrambe, in base al risultato che si desidera ottenere.

Per tutti i dettagli sulle DI disponibili per basso, contrabbasso, pickup piezo e amplificatori per basso, vi invitiamo a consultare la Bass Guitar Road Map.

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